All'inizio degli anni Sessanta una giovane donna di trentaquattro anni esce di casa con una Nikon nuova fiammante appesa al collo, due pellicole nella borsa e comincia ad esplorare la città dove vive: "Avida e curiosa come una bambina che impara a leggere e che si meraviglia di saper interpretare quei simboli che fino a un momento prima le apparivano come un insieme di segni indecifrabili".
Carla Cerati è nata a Bergamo nel 1927; vive e lavora a Milano dal 1951. ‘Fotografare’, dice la Cerati, ‘ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?’
Questa curiosità, questa esigenza di documentare una società che cambia, in tutte le sue manifestazioni, spiegano molti dei temi cui Carla si dedicherà. Fotografa genti e persone, documenta i diversi paesaggi che incontra, a Milano, frequentando gli incontri culturali alla Libreria Einaudi, ritrae scrittori, architetti, artisti, musicisti, e comincia a realizzare una serie di studi sul nudo femminile.
Nel 1966 è a Firenze a documentare l’alluvione; nel 1968 entra in alcuni ospedali psichiatrici e pubblica un libro, da lei firmato assieme a Berengo Gardin, che, rivelando le sofferenze terribili delle persone ricoverate nei manicomi, svolge un ruolo fondamentale nel mutamento della coscienza collettiva.
Continua a interessarsi al teatro (il Living Theatre), alla danza (Antonio Gades), alle posizioni assunte dal corpo nudo di una donna (Valeria Magli) mentre danza; nei primi anni Settanta documenta il mondo milanese dei cocktail party; fotografa la contestazione studentesca e le lotte operaie, i processi (tra i quali quello ‘Calabresi-Lotta Continua’).
Si dedica, a partire dagli anni Ottanta, alla fotografia delle nuove architetture. Dal 1973, Carla Cerati ha affiancato all’attività di fotografa quella di scrittrice, pubblicando vari romanzi, la mostra di Carla Cerati ai Chiostri di San Domenico, a cura di Sandro Parmiggiani, presenta cento immagini, realizzate nel corso di cinquant’anni, che documentano il suo intero percorso di fotografa, sempre svolto all’insegna di una passione e di una sensibilità estrema per le cose, per i volti, per i corpi che ha incontrato nel cammino della sua vita.
“Un fotografo è un matto in libertà. Alle volte penso veramente di essere pazza: l’altra notte alle 5 mi ha preso il raptus di mettermi a stampare dei 50x60, che non dovevo consegnare a nessuno, da dei negativi che avevo lì da tempo e che mi piacevano da morire. Tu capisci, all’improvviso, metti delle enormi bacinelle con grande scomodità in una piccola camera oscura, chissà perché? Non potevo farlo l’indomani?!”.
Tutte le fotografie sono © Carla Cerati
1 - Ospedale psichiatrico. Gorizia, 1968
2 - “Case di righiera”. Milano, 1972-1975
3 - Nudo, Seventies
4 - Infanzia. Abruzzo, 1963
5 - Eriprando Visconti, ca. 1970
6 - Troupe La Grande Eugène in un camerino del Teatro Manzoni. Milano, 1974